domenica 1 novembre 2009

la riflessione ....


C'è da vergognarsi........
Il tragico fango di Messina è povera cosa di fronte alla melma in cui stiamo affondando. Politica e sesso hanno avuto da sempre rapporti più o meno stretti. In America, per una donna, un Kennedy si giocò la presidenza, gli americani, però, per tornare a oggi, non hanno consentito a nessuno di seppellire sotto un letamaio la bandiera a stelle e strisce solo perché la “stagista” Monica Lewinski aveva avuto rapporti sessuali col presidente Clinton.Qui da noi, al contrario, c’è chi spinge il Paese nel fango e non ci ribelliamo.La cronaca è breve e giova ricordare. Per un caso che è stato solo personale, la moglie del Presidente del Consiglio, tradita, delusa e nauseata, ci mette sull’avviso: attorno al marito ruota un meccanismo di scambio diffuso, efficiente, capillare e collaudato. Sesso in cambio di carriere politiche, spasso e scialo per un successo televisivo.Ed è stato subito chiaro: qui da noi, il cuore del problema non sono stagiste e prostitute, ma la prostituzione del Paese.Qui da noi, il Presidente del Consiglio non è solo un capopartito che guida la maggioranza, ma anche un fior d’imprenditore, un editore ingordo e straripante e l’imputato perenne in processi per corruzione. Il cuore del problema, qui da noi, sono le conseguenze di questa aberrazione.Clinton, negli Usa, messo in croce, confessa la sua relazione, ma non azzarda la reazione. Non ci prova. Qui da noi l’imperatore in un primo tempo prova a negare l’evidenza sconcia, poi decide di cambiare le carte in tavola e dimostare che lo sconcio è la norma.Se non si può negare, meglio allora esaltare.E presto ce n’è per tutti. Vecchie foto discinte della moglie del premier servono a screditare l’idea stessa della moralità, mentre sordide storie prendono a circolare in forma di minacciosa barzelletta. Finisce la capacità di ragionare. Tutto è confuso e tutto si confonde, per ogni regola sono pronti un’accusa : se una donna non si vende è un prodotto scadente, il giudice che non si compra è una “toga rossa”, un uomo che pensa con la sua testa è il solito “moralista comunista”. Tutto contribuisce a far crescere il fango che ci insozza e c’è chi fa notare: “ognuno ha i suoi vizi, vedete?”. E se quattro cialtroni in divisa, manovrati da misteriosi pupari, possono mettere in scena il ricatto dei transessuali per pugnalare un avversario politico con il " vizietto", il Paese non si rivolta. Assuefatto al veleno, l’uomo comune si congratula addirittura con se stesso, strizza l’occhio all’amico e gli batte la mano sulla spalla: “la poltica è questo, io l’ho sempre saputo. Tutti uguali, tutti corrotti. E sai che ti dico? Fanno bene, si vive una volta sola e farei come loro”. Sono tutti convinti: il meglio della vita sta nella corruzione a viso aperto, nell’orgia dichiarata, nel successo assicurato a chi passa dal banco degli accusati al Parlamento. Ormai è l’imputato a segnare il confine tra il lecito e l’illecito di fronte al giudice intimidito. E non sembra esserci scampo: la lotta è per la vita.

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