domenica 15 novembre 2009

"In politica conta la moralità"



"Quello che piu' conta e' la moralita' della politica". A sottolinearlo con forza a Napoli e' il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano."Quello che piu' conta - dice - commemorando la figura di Maurizio Valenzi - e' il senso della nobilta' della politica, il senso dei limiti anche nel ruolo alto, insostituibile della politica".
L’impoverimento culturale e morale della politica è sotto gli occhi di tutti. Eppure si fa enorme fatica a dirlo e a reagire. Feste con sesso e droga a Villa Certosa e di trans e droga via Gradoli, politici arrestati o indagati, conflitti d’interesse, accuse di inutilità del Parlamento e addirittura di "mignottocrazia”, fino ai costi e ai privilegi rimasti inalterati - se non aumentati - di deputati e senatori di contro alle ristrettezze vissute in questo momento di crisi dai cittadini, si è tornati insistentemente a parlare di “moralità” della politica.
Ma cosa significa “moralità” per un politico? Senso dello Stato e delle istituzioni, coerenza, lavoro nell’interesse di tutti i cittadini (quindi rispetto del mandato elettorale, ma anche di chi non l’ha votato), o semplicemente onestà? Diciamo che, per ciascuna di queste opzioni, il panorama politico attuale ci offre esempi a dir poco sconfortanti. Quanto al “lavoro nell’interesse di tutti” e non di se stessi e dei propri amici, riesce davvero difficile trovare qualche politico moralmente puro. Dai conflitti d’interesse macroscopici (e più gravi) a quelli - diciamo così - “di condominio”, passando attraverso i continui scandali di nepotismo, sembra proprio che non la moralità ma il “poltronismo” sia la finalità della politica.

Il nostro Parlamento e i nostri amministratori provinciali e regionali ormai si dividono in due grandi categorie: chi è entrato in politica per difendersi dalle inchieste e chi, grazie alla politica, è entrato nelle inchieste.
Non tanto perché la magistratura si muova politicamente (nei casi che riguardano amministratori democratici certo non si può parlare di “toghe rosse”), quanto perché si ha l’impressione che l’occasione che fa l’uomo ladro sia proprio la politica.
Certo, bisognerà aspettare i processi prima di emettere sentenze, certo il malaffare non riguarda tutti e qualche - rara - eccezione c’è ancora. Ma riesce davvero difficile a qualunque forza politica rivendicare una qualche superiorità morale rispetto all’altra.
E allora cosa resta della “moralità” della politica? La coerenza? Non scherziamo.... Forti di un uso spregiudicato dell’articolo 67 della Costituzione (“Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincoli di mandato”), i nostri parlamentari ci hanno abituati a tali evoluzioni da uno schieramento all’altro, da un partito all’altro, da far impallidire gli acrobati del Cirque du soleil.
E allora cosa resta? Restano i compensi (ad esempio un presidente di Provincia può guadagnare più del presidente degli Stati Uniti), restano i privilegi , e restano i benefit (auto, segretarie, viaggi, cinema, telefonini).
In tempi di crisi..... non è niente male.

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