martedì 17 novembre 2009

La privatizzazione finale dello Stato ..


Può suonare paradossale, ma è una seria e certa realtà giuridica: lo Stato italiano non è la Repubblica italiana voluta dalla Costituzione del 1948. È in radicale antitesi e contrapposizione con la Costituzione e con i fondamenti della medesima. Perché in Italia siamo alla proprietà privata dello Stato e dei poteri politici.
L’articolo 1 della Costituzione afferma «L’Italia è una repubblica democratica. La sovranità appartiene al popolo». Al contrario, nello Stato italiano la sovranità economica, la sovranità monetaria, appartiene interamente ai privati. Ai finanzieri privati proprietari della Banca d’Italia. Sì, la Banca d’Italia non è degli Italiani, non è dello Stato: è dei finanzieri privati...Va inoltre ricordato che
la sovranità economica sull’Italia appartiene anche alla Banca Centrale Europea, che, in base al Trattato di Maastricht, è un’istituzione sopranazionale, esente da ogni controllo democratico e persino giudiziario, gestita da un direttorio nominato dal sistema delle banche private. I suoi direttori sono esonerati da ogni responsabilità e decidono nel segreto. Una vera e propria potenza straniera, alla quale i paesi Europei sono sottomessi..
Chi ha il controllo della moneta e del credito, ha il controllo della politica e il potere di dare e togliere forza all’economia, di far saltare i bilanci delle aziende private e degli Stati. Di costringere questi ultimi ad aumentare le tasse. Di ricattare parlamenti, governi, società. Come sta avvenendo. Bene: questo potere è in mano a privati, che lo esercitano in totale esenzione da ogni responsabilità e sorveglianza. Dicono che ciò sia bene, perché lo esercitano meglio dei politici, che sono corrotti e demagogici ( anche se il più delle volte dietro le holding ci sono i politici stessi o le mafie). Sì, meglio – ma per se stessi, non per la gente. Non per quelli che non riescono più a pagare il mutuo, e che perdono la casa, mandata all’asta dai banchieri, che la ricomprano attraverso loro società-schermo. Non per le imprese che chiudono o falliscono. Non per i contribuenti, non per i risparmiatori regolarmente truffati ad opera di banchieri privati (che poi forse ritroviamo azionisti di Banca d’Italia, da Parmalat a Enron a Cirio).

Il quadro descritto ci porta a riflettere criticamente sugli insuccessi dei processi di privatizzazione/liberalizzazione realizzati sino ad ora. La tendenza politico-economica attuale è sempre più indirizzata verso la liberalizzazione più sfrenata e senza limiti. Una liberalizzazione che non terrà in alcun conto le esigenze dei lavoratori, delle classi più deboli della società; “in nome del Dio mercato” continueranno ad essere tolte anche le minime garanzie di Stato sociale presenti ancora oggi, anche se ormai in forma quasi residuale. Quando si parla di privatizzare energia, trasporti, scuola, sanità e sopratutto acqua si comprende bene quali potranno essere le conseguenze per i cittadini, per i lavoratori, per i disoccupati e tutte le figure sociali precarie, marginali e a basso reddito.

Tutto ciò ha come conseguenza la realizzazione di una società con maggiori differenziazioni sociali, in cui è sempre più ridotto il sistema di protezione sociale a favore delle fasce di cittadini più deboli; fasce che diventano sempre più grandi andando a comprendere anche quegli strati di società che fino a pochi anni fa erano considerate protette (lavoratori del pubblico impiego, artigiani e commercianti). Creando nuove povertà, nuovi bisogni, ampliando in sostanza l’area dell’emarginazione sociale complessiva, accrescendo, appunto, i “miserabili”, che non essendo riconosciuti in quanto tali, solo perché, ad esempio, possono vantare un piccolo reddito da lavoro precario e intermittente, non avranno neppure riconosciuti i diritti minimi di protezione sociale e di cittadinanza. La liberalizzazione dei servizi, infatti, comporterà la perdita definitiva dei alcuni dei diritti fondamentali ottenuti attraverso le lotte, come i diritti sul lavoro e al lavoro, alla salute, all’istruzione,ecc. Tutto ciò è un attacco alla stessa dignità del vivere...Riflettiamoci.



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